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Ingiunzione di pagamento

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L’ingiunzione fiscale di pagamento è un provvedimento coercitivo adottato da un ente al fine di recuperare delle morosità tributarie. Può essere utilizzato per IMU, TASI, TARI, Canone Acqua, TOSAP, Imposta Comunale sulla Pubblicità o anche Canone Unico Patrimoniale. Ma l’ingiunzione fiscale può anche essere utilizzata per incassare morosità relative a sanzioni amministrative (per esempio multe). L’istituto dell’ingiunzione fiscale nasce con il Regio Decreto n. 639 del 1910. Quindi, si tratta di una modalità di riscossione piuttosto datata ma, comunque, utilizzata di frequente dagli enti. Tale forma di riscossione è stata anche confermata dall’art. 52, comma 6 del D. Lgs. n. 446/97. In questo articolo vi illustreremo il significato di ingiunzione, i tempi per il pagamento e tanti altri aspetti sull’argomento.

L’ingiunzione fiscale è una modalità di riscossione piuttosto rapida delle morosità. Infatti, consente di passare alle azioni esecutive (in caso di persistente insolvenza del debitore) in maniera veloce e senza dovere iscrivere gli importi a ruolo. L’ingiunzione fiscale è un provvedimento che può anche essere adottato dai Comuni. In alternativa, può esserne affidata la gestione a ditte esterne abilitate alla riscossione ed iscritte in un apposito albo. L’ingiunzione fiscale, relativa a tributi locali – comunali viene notificata tramite messi comunali o Ufficiale Giudiziario.


Le azione esecutive nel caso di mancato pagamento dell’ingiunzione fiscale

Con l’emissione dell’ingiunzione di pagamento, al debitore viene data una scadenza di 30 giorni per effettuare il pagamento. In difetto, l’ente (o l’eventuale ditta incaricata) inizia le procedure di riscossione con esecuzione forzata. Le azioni esecutive partono dal fermo amministrativo del veicolo per passare al pignoramento stipendio, pensione, pignoramento presso terzi o di somme dal conto corrente.

Nei casi più gravi, con debiti superiori a 20.000 e fino a 120.000 Euro, può anche essere avviata una procedura di ipoteca su immobili anche se trattasi di prima casa. Per debiti superiori a 120.000 euro l’ipoteca può anche tradursi in una vendita all’asta dell’immobile che è votata al recupero del debito. Quindi, bisogna fare molta attenzione a non far lievitare troppo i propri debiti tributari. In questo articolo vi spiegheremo il significato di ingiunzione di pagamento ed i tempi per effettuare il relativo pagamento.

Come è impostata l’ingiunzione fiscale di pagamento, i tempi ed il significato

L’ingiunzione fiscale è una modalità di riscossione coattiva piuttosto veloce. Essa deve essere chiara per il contribuente. Deve, quindi, avere una esposizione intellegibile sui tributi richiesti, le annualità d’imposta, entro quando bisogna pagare o le modalità per l’eventuale ricorso. Inoltre, deve anche contenere l’importo complessivo che il contribuente deve pagare. E’ importante sottolineare che l’ingiunzione costituisce una forma coattiva di riscossione dei tributi.

Infatti, essa interviene solo dopo che l’ente ha provveduto a notificare degli accertamenti tributari. In pratica, se l’utente non paga dopo avere ricevuto gli accertamenti su IMU, TARI, TASI, TOSAP, ICP, ecc., l’atto successivo è l’ingiunzione fiscale o, in alternativa, l’invio di una cartella di pagamento. Entrambe le modalità rappresentano una forma di riscossione coattiva.

L’ingiunzione di pagamento deve essere pagata entro determinati tempi. Tali tempi sono di 30 giorni. Se non si procede al pagamento entro 30 giorni, vengono avviate tutte le procedure esecutive ai danni del debitore. Dette procedure sono costituite da fermi amministrativi sui veicoli, pignoramenti stipendi, pensioni o conti correnti, pignoramenti presso terzi e, nei casi più gravi, ipoteche sugli immobili. Pertanto, è consigliabile che il contribuente verifichi le eventuali azioni da intraprendere sin dal ricevimento dell’accertamento.

Non bisogna rimandare eventuali azioni di difesa contro quanto richiesto dagli enti. Se il contribuente ritiene che un accertamento tributario sia errato, deve contestare subito anche tramite un ricorso in autotutela a mezzo del quale chiedere l’annullamento o la rettifica dell’avviso. In alternativa, può anche scegliere il ricorso alla Commissione Tributaria.

Ma la cosa più sbagliata è quella di prendere sottogamba l’accertamento. Infatti, come detto sopra, se l’accertamento non viene nè pagato, nè contestato, si traduce in ingiunzione fiscale di pagamento o cartella esattoriale. Nella fase dell’ingiunzione fiscale o della cartella esattoriale diventa più difficile contestare gli importi dovuti in quanto già divenuti esecutivi.

L’ingiunzione di pagamento possibile anticamera dell’esecuzione forzata

L’ingiunzione fiscale di pagamento rappresenta, proprio, l’anticamera dell’esecuzione forzata. Se il contribuente paga, si chiude tutto li e, quindi, la posizione debitoria del contribuente viene archiviata. Se, invece, il contribuente non effettua il pagamento entro 30 giorni dalla notifica, l’ingiunzione fiscale acquisisce la valenza di titolo esecutivo. In pratica, quindi, allo scadere dei 30 giorni, senza che vi sia il pagamento del contribuente, l’ente può procedere con le fasi tipiche dell’espropriazione forzata sui beni mobili, immobili e crediti, già citate in precedenza.

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Ingiunzione di pagamento tempi e significato

Come deve comportarsi il contribuente dopo la ricezione di una ingiunzione di pagamento ?

Dopo la notifica dell’ingiunzione di pagamento il contribuente, può prendere varie decisioni. Qui sotto indichiamo le alternative che l’utente ha a disposizione.

Esaminiamo, caso per caso, le alternative indicate sopra.

  • Nel caso di pagamento del contribuente l’ente provvede a chiudere la posizione debitoria. Il contribuente pagando evita di incorrere in ulteriori interessi e spese.
  • Se, invece, l’utente non ritiene dovuta la somma richiesta, può presentare ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale. Noi consigliamo sempre, prima di presentare detto ricorso, di valutare l’opportunità di seguire questa strada. Ciò in quanto il ricorso in Commissione Tributaria Provinciale prevedere dei costi fissi di procedura ed altre spese relative all’onorario da sostenere per il professionista che vi seguirà. Pertanto, se l’ingiunzione di pagamento prevede importi fino a 500-800 Euro potrebbe essere anti-economico presentare un ricorso in commissione tributaria.
  • Un caso a parte è, invece, il ricorso in autotutela da presentare presso l’ente che ha emesso l’ingiunzione di pagamento. Tale ricorso, infatti, non ha alcun costo e può essere presentato in carta semplice dallo stesso contribuente. Nel ricorso l’utente espone tutti i motivi per i quali l’ingiunzione di pagamento deve essere annullata. Può allegare ricevute di pagamento o altri documenti utili per l’ente per riscontrare quanto sostenuto dal contribuente. Se l’ente riconosce l’errore, procede al annullare l’ingiunzione fiscale di pagamento e provvedere ad emettere il relativo sgravio. Se, invece, l’ente non procede ad annullare l’avviso, l’utente può solo valutare di ricorrere alla Commissione Tributaria.

Qual’è, per l’ente, l’alternativa all’ingiunzione fiscale?

Come già detto in qualche paragrafo precedente, l’ente (sia esso Comune, Provincia, ecc..) per la riscossione coattiva dei tributi, può scegliere l’ingiunzione di pagamento o può decidere di affidare la riscossione all’Agenzia dell’Entrate – Equitalia. In quest’ultimo caso occorre creare dei ruoli da cedere al concessionario di riscossione. I ruoli possono essere creati dal gestionale usato dagli enti. Come fa l’ente a creare dei ruoli ?

Il criterio è quello di selezionare gli utenti che hanno ricevuto la notifica di un accertamento senza provvedere al pagamento. Invece, i contribuenti per i quali l’ente non è riuscito ad effettuare una notifica valida, non possono essere inseriti nel ruolo coattivo. Si tratta, per esempio, di utenti per i quali la notifica non è andata a buon fine per irreperibilità del destinatario. In questi casi la notifica non può ritenersi perfezionata.

Prima di cedere i ruoli coattivi ad un concessionario, l’ente provvede ad approvare detti ruoli. L’approvazione dei ruoli può essere fatta con determina del Responsabile dell’Area Tributi o, comunque, del servizio competente. Le determine dei responsabili sono atti ufficiali che avranno pubblicità presso l’albo pretorio del Comune. Le determine di approvazione dei ruoli coattivi conterranno una serie di informazioni compresi gli importi totali dei ruoli per ogni anno d’imposta.

Per esempio, se l’ente approva una determina per ruolo coattivo IMU 2018 per € 100.000, significa che, per il 2018, si sono registrate morosità notificate per tale somma. La determina distinguerà gli importi iscritti per imposta di base da quelli relativi agli interessi legali e sanzioni. La determina, per una evidente questione di privacy, non potrà contenere i nominati dei singoli utenti morosi.

Dal 2020 cambia la forma di riscossione coattiva dei tributi locali comunali

Dal 2020 gli enti possono ridurre i tempi che portano a riscuotere coattivamente i tributi locali. E’ stato, infatti, introdotto l’istituto dell’accertamento esecutivo. Tale forma di accertamento consente agli enti di anticipare la fase della riscossione forzata. Nell’avviso, infatti, sarà inserita una formula che intima l’utente ad effettuare il versamento dovuto pena l’inizio della riscossione coattiva entro il termine di scadenza di 60 giorni. Due articoli piuttosto dettagliati, pubblicati sul nostro blog, potete leggerli cliccando sui seguenti link.

I suggerimenti della redazione di TributiComunali.it

In questo articolo abbiamo approfondito l’argomento “ingiunzione di pagamento, in significato di ingiunzione ed i tempi per pagare o fare ricorso”. Vi abbiamo, quindi, informato sul vero significato di ingiunzione di pagamento e come il contribuente deve comportarsi dinanzi alla notifica di un’ingiunzione fiscale. Qui sotto, invece, vi suggeriamo la lettura di altri articoli del nostro blog che sono molto interessanti ed importanti.

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