Tributi comunali IMU maggiori e minori

Tributi comunali IMU maggiori e minori

Sono diversi i tributi comunali che vengono gestiti, oggi, negli enti locali. Si dividono in tributi comunali maggiori e minori e tra i maggiori vi è senz’altro l’IMU. Nei tributi locali maggiori rientrano, inoltre, TASI, TARI e Canone Acquedotto. Un’entrata diversa è quella rappresentata dalle multe. La contravvenzione non può essere definita un tributo ma, in ogni caso, rappresenta, pur sempre un’entrate per le casse comunale. Altre entrate non definibili “tributi” sono:

  • oneri di urbanizzazione;
  • costo di costruzione;
  • diritti i segreteria;
  • mensa scolastica.

Nei tributi minori sono, invece, compresi la TOSAP (Tassa occupazione Suolo Pubblico e l’Imposta sulla Pubblicità e Pubbliche Affissioni). L’IMU (Imposta Municipale Unica) è il tributo comunale per eccellenza ed è quello che, oggi, porta, ai Comuni, il gettito più importante. Negli anni ha subito vari cambiamenti sia nella denominazione che nella struttura.

Questo tipo di tributo è nato nel 1992 con il nome di IGE (Imposta Generale sull’Entrata). L’anno dopo, nel 1993, questa imposta è stata variata in ICI (Imposta Comunale sugli Immobili). L’I.C.I. è durata fino al 2011. Dal 2012, infatti, nasce l’IMU (Imposta Municipale Unica). Alle variazioni sui nomi sono sempre seguite anche delle modifiche sostanziali sulla gestione del tributo.

Tra i tributi comunali maggiori, in termini di importanza negli enti locali, soprattutto per l’entità del gettito, dopo l’IMU, seguono, poi la TA.RI. (Tassa Rifiuti), la TA.SI. (Tassa sui Servizi Indivisibili) ed il Canone Acquedotto. Tra i tributi minori vi sono la TOSAP e cioè la Tassa Occupazione Spazi ed Aree Pubbliche e l’Imposta sulla Pubblicità e Pubbliche affissioni. Altri tributi di più bassa rilevanza ma, non per questo poco importanti, sono l’imposta di scopo, l’imposta di soggiorno ed i contributi di sbarco.

Le entrate sui Tributi Comunali maggiori come IMU, TASI e TARI per finanziare i servizi negli enti locali

Al giorno d’oggi i tributi comunali, maggiori o minori, IMU, TASI o TARI, rappresentano una fonte determinante delle entrate negli enti locali. Ciò soprattutto in un momento in cui i trasferimenti statali o regionali hanno un ruolo di second’ordine sul bilancio comunale. Quindi i Comuni sono chiamati a svolgere un lavoro durissimo di controllo su tutte le entrate. Le assidue verifiche, le liquidazioni, gli accertamenti sono diventati ormai molto frequenti.

Lo stato, di recente, ha anche reintrodotto gli incentivi per il personale degli Uffici Tributi probabilmente con lo scopo di potenziare la lotta all’evasione. Ma la lotta all’evasione và vista come una necessità di rendere la tassazione più equa e più ragionevolmente distribuita tra i cittadini. Non va assolutamente vista come vessazione tributaria.

Le entrate tributarie sono destinate a finanziare le spese che un Comune deve sostenere. Come è noto i Comuni utilizzano le entrate (sia quelle provenienti dai tributi locali che quelle derivanti da trasferimenti statali o regionali) per gestire le spese. Ciò serve a dimostrare che i Comuni gestiscono i rispettivi bilanci in pareggio. Gli enti locali, infatti, non sono equiparabili alle aziende private.

Il lavoro dei Comuni, pertanto, non mira al raggiungimento di un “utile di esercizio“. Non vi sono soci che che hanno come obiettivo “un guadagno” ma esistono amministrazioni comunali, elette dai cittadini, le quali hanno lo scopo di garantire i servizi necessari alla cittadinanza gestendo, con oculatezza entrate e spese nell’ottica del “pareggio di bilancio“.

I pagamenti dei tributi locali vengono effettuati, con prevalenza, attraverso i modelli F24 (in formato cartaceo o editabili – compilabili on line). Tutti i Comuni importano i versamenti dei contribuenti attraverso la piattaforma SIATEL messa a disposizione dall’Agenzia delle Entrate. Dal SIATEL – Punto Fisco vengono scaricati i versamenti IMU, TASI e TARI effettuati dai contribuenti mediante F24 (cartacei o editabili).

Entrate sui tributi comunali a destinazione vincolata

Importante è anche sottolineare che alcune entrate comunali hanno una destinazione vincolata mentre altre possono essere utilizzate per finanziare vari tipi di spese. A destinazione vincolata è, per esempio, l’entrata derivante dalla fatturazione della Tassa Rifiuti. Il relativo gettito, infatti, può essere utilizzato solo per le spese collegate alla gestione del servizio rifiuti.

Vi sono, invece, tributi comunali negli enti locali come, per esempio, l’IMU (tra i maggiori) il cui gettito può essere utilizzato dagli enti per finanziare vari tipi di spese. Altri tributi come la TASI devono destinare una parte rilevante del loro gettito per la gestione delle spese relative ai cosiddetti servizi indivisibili. Tali servizi sono la sicurezza garantita dal comando vigili urbani, la manutenzione delle strade e della pubblica illuminazione, l’arredo urbano, l’anagrafe, la protezione civile e la cura del verde pubblico. Anche una cospicua parte delle entrate dalla fatturazione del canone acqua devono coprire le spese occorrenti per la gestione del servizio idrico (depuratori, pompe di sollevamento, energia elettrica, manutenzione, ecc..).

I Tributi Comunali maggiori negli enti locali – L’IMU

Tra i tributi comunali maggiori negli enti locali rientrano, senz’altro quelli che concorrono a formare la IUC (Imposta Unica Comunale) e cioè IMU, TASI e TARI. In effetti, comunque, la IUC non è una vera e propria imposta ma un insieme di imposte. A formare la IUC sono IMU, TASI e TARI. La più importante delle tre è l’Imposta Municipale Unica.

L’IMU è l’imposta che genera il gettito più importante, almeno dal 2012 ad oggi. Infatti, fino al 2011 l’ex ICI (Imposta Comunale sugli Immobili) portava nelle casse comunali un’entrata nettamente inferiore rispetto all’attuale IMU. Perchè era un gettito più basso ? La risposta sta principalmente in due motivi. Il primo è che con l’ICI l’aliquota più bassa era 4 ‰ mentre con l’IMU è attualmente 7,6 ‰.

Il secondo motivo è quello che con l’ICI il moltiplicatore utilizzato per il calcolo della base imponibile nelle seconde case era 105 mentre per l’IMU è 160. E’ questo un esempio tipo che può anche essere riportato sulle altre tipologie di immobili. Tutti i moltiplicatori hanno subito un incremento. Questi aumenti, originatisi dal passaggio ICI – IMU sono scaturiti dalla nota e necessaria (quantomeno così è stata presentata) politica di “austerità” messa in atto dal “governo Monti“.

Purtroppo, i predetti aumenti, nonostante l’annunciata temporaneità, ad oggi sono rimasti confermati. Il risultato è un’incidenza piuttosto elevata, dell’IMU, sul bilancio delle famiglie italiane. L’attuale tassazione, infatti, si colloca al di sopra della mia europea e forse anche mondiale in riferimento alla tassazione sugli immobili. Un articolo molto dettagliato sull’IMU è presente su questo blog. Potete leggerlo nella seguente pagina: I maggiori dettagli sull’IMU.

I Tributi Comunali maggiori – La TASI come l’IMU

Tra i tributi comunali maggiori presenti negli enti locali, oltre l’IMU, vi è anche la sorella TASI. La TA.SI. è nata nel 2014. Si tratta della Tassa sui Servizi Indivisibili. In pratica con parte del gettito vengono finanziate le spese relative ad alcuni servizi comunali chiamati “indivisibili“. Questi servizi sono la protezione civile, la manutenzione delle strade e della pubblica illuminazione, l’anagrafe, la sicurezza garantita dal comando vigili urbani, l’arredo urbano o la cura del verde pubblico.

I Comuni possono decidere di finanziare, dalla TASI, uno o più dei predetti servizi. Chiaramente, il tipo di servizi che l’ente sceglie di finanziare con la Tassa sui Servizi Indivisibili deve risultare dall’apposita delibera. In genere vengono scelti nella medesima delibera con cui vengono approvate le aliquote, le detrazioni ed altri aspetti sulla TA.SI.

Il gettito della TA.SI. è nettamente inferiore a quello dell’IMU. Ciò si può desumere dalle aliquote ordinarie (base). Per l’IMU e 7,6 ‰. Per la TASI è 1‰. Va, comunque, sottolineato che i Comuni hanno la facoltà di non applicare la TASI nel proprio territorio. Il massimo applicabile all’IMU è 9,6‰ (quindi un incremento del 2 ‰ rispetto all’aliquota ordinaria del 7,6‰) mentre per la TASI è 2,5 ‰ (con un margine di maggiorazione del 1,5‰ rispetto a quella ordinaria del 1 ‰).

In ogni caso, la somma delle aliquote tra IMU e TASI non può superare il 10,6 ‰ con possibilità di apportare un ulteriore aumento all’aliquota TASI dello 0,8 ‰. Nel caso di utilizzo del tetto massimo concesso dalla legge, un Comune, tra IMU e TASI non può andare oltre l’11,4 ‰. Questo, quantomeno, è ciò che la legge attuale ha previsto. Con il 2020 cambia tutto. Vedi il successivo paragrafo.

Dal 2020 tra i tributi comunali maggiori la “Nuova IMU”

Dal 2020, IMU e TASI potrebbero subire una ulteriore sostanziale variazione. Il Decreto Fiscale 2020 (D.L n. 124/2019), infatti, prevede l’unificazione dei due tributi comunali. Bisognerà, comunque, attendere la Legge di conversione per avere la certezza definitiva di tale novità. Potrebbe, quindi, esserci un solo tributo che, verrà chiamato “Nuova IMU” e che congloba anche la TA.SI.

Di conseguenza, l’aliquota minima applicabile alla nuova IMU sarà 8,6 ‰ (aumentabile fino al 10,6 ‰). L’attuale normativa prevede le seguenti aliquote ordinarie: IMU 7,6 ‰ e TASI 1 ‰. Rimane sempre la possibilità di apportare l’ulteriore incremento dello 0,8 per mille che potrebbe spingere il tetto massimo, per ogni singolo Comune, fino al 11,4 per mille.

La novità eclatante è che, dal 2020, i Comuni potranno anche azzerare la “Nuova IMU” (cosa anche estensibile anche alla case di lusso). Fino al 2019 l’azzeramento del tributo era una facoltà accordata ai Comuni solo per la TASI. Tra le novità 2020 vi è anche la lotta all’evasione e nei confronti dell’uso del contante (l’importo minimo scende da 3000 a 2000 Euro fino al 2021). Un articolo di questo blog descrive anche le maggiori novità per il 2019.

Tetto che dovrebbe ulteriormente scendere a 1000 Euro nel 2022. In cantiere il carcere fino a 8 anni per evasioni superiori a 100.000 Euro. Un articolo completo sulla modifica IMU-TASI per il 2020 sarà pubblicato a strettissimo giro su questo blog. Pertanto, visitate tutti i giorni il sito oppure lasciate la vostra mail, a fine pagina, nel form di iscrizione alla “newsletter” e sarete avvisati della pubblicazione.

I Tributi Comunali maggiori – Dopo l’IMU la TARI

Negli enti locali, l‘IMU e la TASI rientrano tra i tributi comunali maggiori e, ad essi, va aggiunta anche la Tassa Rifiuti (oggi denominata TA.RI.). Questa tassa è quella che viene fatturata al contribuente e le cui entrate servono ai Comuni per gestire tutte le spese relative alla gestione dell’intero servizio rifiuti (smaltimento presso le discariche, manutenzione e carburante per gli automezzi, personale dipendente, ecc..).

Anche in questo caso, il gettito riscosso dai Comuni è tra i più rilevanti rispetto a tutti i tributi locali. Come già sottolineato, però, nel caso della TARI, ciò che il Comune riscuote deve essere utilizzato interamente per sopperire alle spese connesse alla gestione del servizio. La Tassa Rifiuti, al pari degli altri tributi locali, ha subito negli anni, tanti cambiamenti sia di denominazione che strutturali.

Inizialmente, la Tassa Rifiuti si chiamava TARSU (Tassa Rifiuti Solidi Urbani). Poi, è stata trasformata in TIA (Tariffa di Igiene Ambientale) e successivamente in TARES (Tassa Rifiuti e Servizi). Dal 2014 ad oggi, in contemporanea con l’introduzione della IUC) viene definita TARI (semplicemente Tassa Rifiuti).

I criteri di fatturazione della Tassa Rifiuti

Nella sostanza, ai fini della fatturazione alle famiglie, i parametri utilizzati dai Comuni, per espressa disposizione di legge, sono i metri quadrati delle abitazioni occupate ed i componenti del nucleo familiare. Per quanto riguarda le attività, invece, l’unico parametro è rappresentato dai metri quadrati. Naturalmente, ogni tipologia di attività verrà messa a ruolo abbinandola alla relativa categoria di appartenenza. Ogni categorie avrà una tariffa diversa che tiene conto dell’entità dei rifiuti prodotti e smaltiti.

Ogni anno i Comuni approveranno le tariffe sia per le utenze domestiche che per le varie categorie di attività. Cosa molto importante e che le tariffe saranno proporzionate al cosiddetto “piano finanziario“. Detto piano non è altro che il riepilogo delle spese che un Comune prevede di spendere per la gestione dell’intero servizio rifiuti. Maggiore sarà l’incidenza delle spese previste dal “piano finanziario“, più alte saranno le tariffe che i Consigli Comunali delibereranno a carico dei cittadini.

Chiaramente, ad un piano finanziario più basso, corrisponderà una bolletta TARI più leggera. Sulla TARI potete leggere, su questo blog, alcuni articoli molto dettagliati. Potete leggerli cliccando sui seguenti link: Bolletta TARI i mq a ruoloLe riduzioni sulla Tassa RifiutiSconto TARI sulla case vacanza “non residenti”

La tariffa “puntuale” sulla Tassa Rifiuti

La TARI è uno dei tributi comunali più contestati. Il motivo si fonda sul fatto che, nella stragrande maggioranza dei Comuni italiani, non viene ancora applicata la “tariffa puntuale“. Tale tariffa è, in effetti, quella che consente all’utente di pagare in base alla quantità di rifiuti che conferisce al servizio di raccolta. Proprio per questa ragione, questa tariffa è ritenuta quella più giusta e congrua in quanto dà la possibilità, al cittadino, di pagare in base alla “spazzatura” che produce.

La tendenza generale è, comunque, quella di passare, gradualmente, ad una gestione “puntuale” della tariffa rifiuti. Diversi Comuni italiani già applicano questa tariffa. Ma già tante nazioni del mondo applicano vari sistemi di tariffazione puntuale. Inoltre, bisognerebbe, premiare meglio i contribuenti che differenziano i rifiuti dando crediti maggiori rispetto a quelli attuali.

Probabilmente, aumentando tali premialità per chi differenzia, crescerà anche la percentuale di cittadini che differenziano. E differenziare i rifiuti produce, senz’altro, economicità a tutto il sistema. I Comuni, infatti, si ritroveranno a smaltire meno spazzatura “indifferenziata“, con una sensibile diminuzione di costi.

Il canone acquedotto è tra i tributi comunali maggiori

Il canone acquedotto va aggiunto agli altri tributi comunali di maggiore importanza. Gli introiti servono per coprire i costi sostenuti, dai Comuni, per la gestione del servizio. Oggi vi è un’autorità garante, a livello nazionale, che sovraintende sulla regolamentazione del servizio idrico nazionale. Tale autorità si chiama ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente). Sono diversi i costi sostenuti dai Comuni per garantire l’acqua ai suoi cittadini. Tra i maggiori costi vanno evidenziati i seguenti:

  • Costruzione di pozzi;
  • pompe di sollevamento delle acque;
  • energia elettrica;
  • personale dipendente;
  • depuratori;
  • reti idriche;
  • manutenzione degli impianti;
  • software e stampanti in dotazione degli uffici;
  • automezzi.

Qui di seguito, indichiamo alcuni articoli di questo blog che trattano di argomenti molto interessanti sul canone acqua e sono i seguenti:

I Tributi Comunali minori. La TOSAP.

I tributi comunali minori più conosciuti sono la TOSAP (Tassa Occupazione Suolo ed Aree Pubblico), l’ICP (Imposta sulla Pubblicità) ed i Diritti sulle Pubbliche Affissioni. La TOSAP è quella tassa che deve essere pagata ogni qualvolta un privato o un’azienda si trova ad occupare il suolo comunale, provinciale o statale. Tale tributo si paga per ogni occupazione del suolo, del sottosuolo o dello spazio soprastante il suolo.

Anche lo spazio occupato da cavi o condutture è soggetto al pagamento della T.O.S.A.P. L’occupazione è soggetta ad autorizzazione del soggetto titolare del suolo pubblico su apposita domanda presentata dall’interessato. Possono essere permanenti o temporanee. Le occupazioni permanenti devono avere la durata di almeno un anno.

Un esempio di occupazione permanente è il “passo carrabile“. Quelle temporanee sono di durata inferiore all’anno. Temporanee sono, per esempio, le occupazioni messe in atto nei caso di rifacimento facciate (tramite ponteggi). La tassa relativa alle occupazioni permanenti, viene calcolata moltiplicando i mq occupati per la tariffa annuale.

La tassa relativa alle occupazioni temporanee si calcola in funzione ai giorni di occupazione e della superficie occupata e tenendo in considerazione della relativa tariffa. Le tariffe possono variare a seconda del tipo di occupazione o a seconda della zona in cui è effettuata. Le tariffe sono state originariamente stabilite dallo Stato tramite il D. Lgs. n. 507/93. Nel corso degli anni alcuni Comuni (o altri enti) hanno apportate rettifiche.

I Tributi Comunali minori. L’Imposta sulla Pubblicità.

Anche se trattasi di un tributo locale “cosiddetto” minore, l’Imposta sulla Pubblicità è pur sempre di una certa importanza per gli enti. Soprattutto nella grandi città, il gettito può anche raggiungere entrate importanti. Tale imposta viene applicata sulla diffusione di messaggi pubblicitari sottoforma di comunicazione visiva (per esempio tabelle o insegni pubblicitarie luminose o non luminose) o acustica (per esempio pubblicità sonora).

Dal 2012, comunque, le insegne di esercizio, di dimensioni fino a 5 mq, non sono più soggetti a tassazione. Per insegne di esercizio si intendono quelle posizionate presso l’attività (per esempio l’insegna posizionata sopra l’ingresso del negozio). Potete leggere un articolo molto dettagliato sul nostro blog che tratta proprio l’argomento Imposta sulla Pubblicità. Per leggerlo basta cliccare sul seguente link: Pubblicità esente fino 5 mq.

Diritti sulle Pubbliche Affissioni

I diritti sulle pubbliche affissioni rappresentano un’entrata di comunale disciplinata dal D. Lgs. n. 507/93. Gli articoli che trattano questo argomento vanno dal 18 al 22. I diritti sulle pubbliche affissioni devono essere pagati al Comune da chiede l’affissione di manifesti o altro materiale pubblicitario all’interno degli appositi spazi – impianti all’uopo predisposti.

Le tariffe variano in funzione della dimensione dei manifesti, della durata dell’affissione e delle relative tariffe. L’unità di misura su cui ruota la tariffa è il foglio della misura di 70 x 100 cm. Gli articoli 20 e 21 del predetto D. Lgs. n. 507/93 disciplinano le riduzioni e le esenzioni dal pagamento del diritto.

Per affiggere i manifesti bisogna fare apposita richiesta all’ufficio comunale competente. L’ufficio autorizzerà in base all’ordine cronologico delle richieste. In genere, i manifesti vengono affitti, dal personale comunale, negli appositi spazi o impianti. I manifesti possono anche essere affissi dalle stesse ditte interessate ma previa autorizzazione comunale.

Le multe o contravvenzioni

I Comuni registrano anche altre entrate come, per esempio, quelle derivanti dalle multe o contravvenzioni. Chiaramente, sono somme di cui gli enti non sono fieri di riscuotere in quanto scaturiscono da infrazioni al codice della strada (divieti di accesso, divieti di sosta, autovelox, ecc..). Come è noto scaturiscono dalle attività di presidio del territorio messe in atto dai vigili urbani e da tutto il corpo di polizia municipale.

Gli oneri di urbanizzazione ed il costo di costruzione

La legge n. 10/1977 (Norme in materia di edificabilità dei suoli) ha sancito il comprensibile principio secondo cui il permesso di costruire è soggetto a degli oneri economici a carico di chi decide di realizzare un immobile. Pertanto, chi deve costruire un fabbricato, dovrà corrispondere al Comune gli oneri di urbanizzazione ed il costo di costruzione.

In pratica, il pagamento degli oneri di urbanizzazione ed il costo di costruzione diventa necessario in considerazione del maggiore onere ricadente sul Comune derivante dall’incremento del carico urbanistico. Questo incremento, comporta, per i Comuni, l’ampliamento o il miglioramento delle opere di urbanizzazione.

Gli oneri di urbanizzazione sono necessari per la realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria. Tali somme vanno associate al rilascio del permesso di costruire. Vanno ugualmente corrisposte anche se le opere di urbanizzazione sono già state realizzate in precedenza.

Le opere di urbanizzazione primaria sono relative alla realizzazione di fognature, rete idrica, strade residenziali, rete di distribuzione dell’energia elettrica e del gas, pubblica illuminazione, spazi di sosta o di parcheggio, spazi di verde, ecc. Le opere di urbanizzazione secondaria sono relative a realizzazione di scuole, asili nido, mercati, edifici comunali, chiese, impianti sportivi di quartiere, aree di verde, centri sociali, centri di smaltimento rifiuti, ecc..

Le entrate da diritti di segreteria

I diritti di segreteria sono collegati a vari servizi ed attività che gli enti locali svolgono su istanza dell’utente e che interessano diverse pratiche comunali. Non vanno confusi con i bolli in quanto questi ultimi sono di pertinenza statale. Però, spesso, convivono con i bolli quando la natura della certificazione (o pratica) impone sia la presenza sia del bollo che del diritto di segreteria.

I diritti di segreteria vengono, in genere corrisposti su pratiche che hanno a che fare con le certificazioni di destinazione urbanistica, autorizzazioni edilizie, permessi a costruire, scia, certificati dell’ufficio anagrafe e stato civile, ecc.. Gli importi possono variare da pochi centesimi a 200 – 300 euro e sono a carico del soggetto che presenta l’istanza agli uffici.

Contributo mensa scolastica

Nei Comuni in cui è istituito il servizio di mensa scolastica, le famiglie possono essere chiamate a contribuire sulle spese necessarie per la gestione dell’importante servizio. Per istituire questo servizio occorre una delibera di Consiglio Comunale e la contestuale approvazione di un regolamento che lo disciplini. Nei Comuni in cui viene istituita, la mensa scolastica, rappresenta un “servizio a domanda individuale“. In pratica, accede solamente chi desidera usufruirne. Le tariffe, variano da comune a comune e dipendono dalla spesa che l’ente dovrà sopportare per gestione generale.

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