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Cosa è la Tassa sui Servizi Indivisibili (TA.SI.)

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La TA.S.I. o TASI (Tassa sui Servizi Indivisibili) è nata con la Legge di stabilità 2014 e cioè la Legge 27 Dicembre 2013, n. 147. Cercheremo di spiegare, in questo articolo che cosa è la Tassa sui Servizi Indivisibili (TA.SI.). Per essere più precisi, la TA.S.I. nasce all’interno della più articolata I.U.C. (Imposta Unica Comunale). La IUC non è un’imposta, né una tassa ma è una terminologia che è stata utilizzata per incorporare tre tributi e cioè IMU, TA.SI. e TA.RI. C’è, però, chi ancora oggi, pensa che la I.U.C. (Imposta Unica Comunale) sia un’imposta quando, in effetti, non lo è.

La TASI va pagata da chiunque abbia la proprietà di unità immobiliari così come descritte dal comma 669 e seguenti della predetta legge n. 147. Tali unità sono rappresentate dai fabbricati, dalle aree fabbricabili. Non sono invece tassabili i terreni agricoli e le abitazioni principali. I comuni possono anche azzerare l’aliquota relativa alla TASI e non far pagare la tassa ai cittadini. Ciò secondo quanto disposto dall’art. 1, comma 676 della Legge 147/2013. Va, anche, considerato, comunque, che nel computo generale tra IMU e TASI la somma delle aliquote non può superare il 10,6 per mille.


Cosa sono i Servizi Indivisibili ??

Il titolo del paragrafo “Cos’è la Tassa sui Servizi Indivisibili (TA.SI.)” ci consente anche di spiegare cosa sono detti servizi. Non si tratta di servizi a “domanda individuale”. Un servizio a domanda individuale è, per esempio, il trasporto scolastico. Quelli relativi alla TASI sono resi agli utenti in forma generalizzata.

All’interno dei servizi indivisibili vanno ricompresi la manutenzione delle strade e della pubblica illuminazione, la sicurezza garantita dal comando vigili urbani. Tra i servizi vi sono anche quelli di anagrafe, protezione civile, arredo urbano o la cura del verde pubblico. La legge istitutiva della TA.S.I. prevede che ogni comune, nel suo interno, deve individuare i vari servizi indivisibili (tra quelli sopra elencati) che devono essere finanziati dal tributo. In genere, gli enti, individuano tali servizi all’interno dell’apposito regolamento approvato dal Consiglio Comunale.

Le aliquote della TA.SI. (Tassa sui Servizi Indivisibili)

Per quanto riguarda le aliquote, i comuni hanno la possibilità di approvarle fino ad un massimo del 2,5 per mille. In ogni caso, tra IMU e TASI, non si può superare il limite del 10,6 per mille. Va, comunque, sottolineato che con Decreto legge 6 marzo 2014 n. 16 convertito nella Legge 2 maggio 2014, n. 68, sono state introdotte alcune novità rispetto alla Legge di istituzione della TASI. Le amministrazioni comunali possono approvare un incremento delle aliquote dello 0,8 per mille oltre il valore massimo del 2,5 per mille.

Pertanto, i comuni potrebbero anche arrivare al 3,3 per mille ma ad una condizione. Tale condizione è quella che il maggior gettito dovrà essere destinato a finanziare detrazioni di imposta o altri agevolazioni a favore dell’abitazione principale o altre unità immobiliari ad essa equiparate. Per quel che riguarda i “fabbricati rurali strumentali” occorre porre in evidenza che l’aliquota deliberata dai comuni non può mai essere superiore al 1 per mille.

Le riduzioni ed esenzioni sulla TASI

Tutti gli enti comunali, con regolamento da adottarsi ai sensi dell’art. 52 del D. Lgs. n. 446/97, possono prevedere esenzioni o riduzioni su tale tributo. Il comma 679 dell’art. 1, Legge n. 147/2013 ha previsto le materie sulle quali i comuni possono prevedere delle agevolazioni. Queste sono le materie.

  • abitazioni con un solo occupante;
  • abitazioni utilizzate per uso stagionale od altro uso discontinuo e limitato;
  • locali, diversi dalle abitazioni ed aree scoperte, adibiti ad uso stagionale o ad uso non continuativo, ma frequente;
  • abitazioni occupate da utenti italiani che risiedano o abbiano la dimora all’estero, per più di sei mesi all’anno;
  • fabbricati rurali utilizzati ad uso abitativo;
  • fabbricati concessi in comodato gratuito.

Chi deve pagare e cos’è la TASI

Fino ad ora abbiamo spiegato cos’è la Tassa sui Servizi Indivisibili. In questo paragrafo, invece, spieghiamo chi deve pagare la TASI. Ai sensi del comma 681 dell’art. 1 della medesima Legge 27 dicembre 2013, n. 147, la quota di TA.S.I. va pagata dal proprietario dell’immobile o, nel caso in cui sia presente un affittuario, va condivisa con quest’ultimo. La tassa va pagata solo dal proprietario se l’abitazione è “principale” per l’affittuario. Per essere abitazione principale, l’inquilino deve occuparla a titolo principale e su di essa deve trasferire la propria residenza anagrafica.

Se per l’affittuario, il fabbricato non si configura come residenza principale, l’aliquota della TASI, di sua spettanza, va dal 10 al 30 per cento del gettito totale (a seconda delle varie deliberazioni comunali). Quindi, in tal caso, sono i comuni a stabilire in che misura gli inquilini devono partecipare alla spesa. Il termine per l’approvazione delle aliquote da parte dei comuni, a mezzo dei rispettivi consigli comunali,  è quello fissato dalle norme statali per l’approvazione del bilancio di previsione.

Cos’è la dichiarazione TASI

I soggetti passivi della Tassa sui Servizi Indivisibili, siano essi proprietari o affittuari, così come accade per l’IMU, devono presentare la relativa dichiarazione presso i competenti uffici comunali. Nella maggior parte dei casi va presentata presso gli uffici tributi entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello in cui si è concretizzata l’occupazione.

Tale dichiarazione può essere inoltrata anche da uno dei soggetti interessati dall’occupazione. Nel caso dei proprietari, dopo avere acquisito il relativo titolo do proprietà (compravendita, donazione, successione, ecc.). Gli affittuari, invece, dopo la stipula (e la conseguente registrazione presso l’Agenzia delle Entrate) del contratto di affitto.

La scadenze per il pagamento della Tassa sui Servizi Indivisibili

Il pagamento del tributo deve essere effettuato entro le stesse scadenze dell’Imposta Municipale Unica e cioè entro il 16 Giugno (l’acconto) ed entro il 16 Dicembre (il saldo). I predetti termini possono slittare di qualche giorno in avanti se il giorno di scadenza ricadrà nelle giornate di sabato o domenica. Esempio: scadenza naturale 16 Giugno (sabato) – proroga al lunedì 18 giugno.

Le modalità di versamento

La modalità più utilizzata per effettuare il versamento è quella del modello F24. Attraverso questa modalità il pagamento transita al comune attraverso l’Agenzia delle Entrate. Ma possono anche essere utilizzati altri sistemi di pagamento come i bollettini postali (anche poste private), bonifico SEPA, pagamento con PagoPa.

Tale ultimo sistema deve essere utilizzato dagli utenti italiani che risiedono all’estero. Infatti, dalle nazioni estere non è possibile pagare con i sistemi tradizionali (F24 o bollettini di c/c). Pertanto, i cittadini che si trovano in altri stati possono solo effettuare il versamento tramite bonifico. L’importo del versamento va arrotondato per eccesso, all’euro superiore, se la somma dovuta contiene dei decimali superiori ai 49 centesimi. Nel caso in cui, invece, detti decimali siano inferiori a 49 centesimi, la somma va arrotondata all’euro per difetto.

A tal fine gli enti, dovranno informare i predetti utenti circa le coordinate bancarie da utilizzare, cioè codice IBAN, codice BIC-SWIFT (necessario per il bonifico dall’estero) e l’intestazione del conto corrente. L’utente, nell’effettuare il versamento, deve indicare nella causale del bonifico, l’anno d’imposta ed il nominativo del soggetto per il quale l’imposta viene assolta.

Gli utenti di sesso femminile devono fare molta attenzione ad indicare, nella causale, il cognome risultante dall’anagrafe italiana. Ciò in quanto è piuttosto ricorrente, per alcuni stati, utilizzare il cognome del marito al momento del versamento e gli uffici italiani hanno spesso molte difficoltà ad associare il pagamento all’utenza corretta (cioè quella della moglie).

Quando il comune, per tale ragione, non riesce ad agganciare il versamento all’utenza corretta (e quindi al relativo codice fiscale) emetterà un avviso di accertamento. Alla fine l’utente riuscirà a dimostrare che il pagamento è stato effettuato con regolarità ma è chiaro che il procedimento genera una serie di disguidi e disagi sia per l’ente che per il cittadino.

I codici tributo della TASI

Se usate il modello F24, per pagare la TASI bisogna utilizzare i seguenti codici tributo. Il codice tributo 3958 viene impiegato nei casi di versamento TASI per le abitazioni principali di lusso rientranti nelle categorie catastali A1 A8 A9. Riguardo al codice 3959, viene impiegato nei casi di pagamento dei fabbricati rurali ad uso strumentale. Per le aree fabbricabili, invece, il versamento viene effettuato inserendo il codice tributo 3960.

L’altro codice 3961 è quello corrispondente agli altri fabbricati (o seconde case). Un caso a parte sono invece i codici 3962 e 3963. Il codice tributo 3962 si utilizza per gli interessi sul pagamento TASI. Invece, il codice tributo 3963 si utilizza per pagare la TASI da sanzione (omesso o ritardato versamento). Questi ultimi due codici vengono impiegati sia nei casi di accertamento da parte del Come che per i pagamenti con ravvedimento operoso.

Alcuni problemi legati ai pagamenti con modello F24

Ai cittadini residenti in Italia, si consiglia di prestare molta attenzione nel caso di pagamento con F24 . Infatti, sbagliare un numero o una lettera nell’indicazione del “codice comune” può creare notevoli disagi o calvari. I soldi, infatti, finiranno in altri comuni e per recuperarli (versandoli al giusto comune) occorrerà iniziare pratiche di rimborso che possono avere anche tempi piuttosto lunghi. Per legge, gli enti devono lavorare tali richiesta entro il termini di 180 giorni dal ricevimento ma tali tempi possono anche subire allungamenti in base alle varie situazioni contabili delle amministrazioni interessate. Anche importanti sono i “codice tributo”.

Infatti, questi variano in base al tributo. Di conseguenza utilizzare, per errore, il codice tributo 3944 (codice relativo alla Tassa Rifiuti) per il pagamento della TASI, può, allo stesso tempo creare dei problemi in fase di importazione dei versamenti. Anche, in tale ultimo caso, ciò può portare fuori strada gli enti con tutti gli eventuali problemi gestionale che ne possono derivare. Un articolo dettagliato sui codici del tributo è possibile leggerlo cliccando sul seguente link: elenco dei codici tributo più ricorrenti.

Le richieste di rimborso per TASI pagata e non dovuta

Può capitare di effettuare un versamento a titolo di TASI (Tassa sui Servizi Indivisibili) senza saperne cos’è o senza che esso fosse dovuto. In tal caso, bisogna presentare una richiesta di rimborso. I termini per effettuare la richiesta è di 5 anni. Ciò ai sensi dell’art. 1, comma 164 della Legge 27 dicembre 2006, n. 296. Bisogna fare molta attenzione a non far passare tale scadenza in quanto si perderebbe il diritto alla restituzione della somma. Il diritto al rimborso TASI, per somme versate e non dovute, spetta sia al proprietario che all’affittuario.

Fac-Simile domanda di rimborso

Qui sotto è possibile scaricare i due modelli di rimborso TASI (proprietario ed affittuario). I modelli devono essere compilati con i dati dei soggetti interessati. Importante anche indicare gli anni relativi al versamento. Inoltre, bisogna anche allegare le ricevute del versamento ed il documento di riconoscimento.

Cos’è la Pace Fiscale nella TASI

Il Decreto Fiscale 2019 che contempla la “Pace Fiscale” ha previsto il coinvolgimento della TASI solo nello stralcio delle cartelle fino a 1000 Euro. Non è stata inserita, invece, anche negli altri provvedimenti agevolativi e cioè “rottamazione ter” e “saldo e stralcio”. Un articolo di questo sito descrive, in maniera dettagliata, questa materia.

Attenzione a non pagare di più per IMU e TASI

Sono tanti i contribuenti che chiedono agli uffici tributi cos’è la Tassa sui servizi indivisibili. Sono anche tanti quelli che hanno pagato la TA.SI. senza che fosse dovuta. In un articolo di questo sito vi sono delle importanti indicazioni per evitare di pagare soldi in più per sia per TASI che per IMU. Spesso, per distrazioni, possiamo ritrovarci a pagare tante somme in più rispetto al dovuto. Cliccando qui potete leggere l’articolo: Consigli utili su IMU e TASI.

Qui appresso vi diamo altri importanti consigli su come gestire al meglio i pagamenti di IMU, TASI e TARI:

Importi minimi per il pagamento della TASI

Gli importi minimi sono quelli che non devono essere versati dal contribuente se vengono fuori dal calcolo totale IMU o TASI. Il limite minimo standard per il pagamento dei tributi comunali è di 12 Euro ed è previsto, per tutta la nazione. Questo importo vale per tutti i Comuni che non hanno deliberato delle cifre diverse.

Questo limite è stato previsto dall’art. 25 della Legge 27 dicembre 2002, n. 289. Tutti i Comuni che, con apposito regolamento, hanno deliberato importi minimi diversi per il pagamento dei tributi locali, applicheranno, per i loro enti, tali importi deliberati e non i Euro 12. Un articolo completo sugli importi minimi potete leggerlo cliccando sul seguente link: Importi minimi.

TASI destinata a scomparire dal 2020

Il Decreto Legge n. 124/2019 (Decreto Fiscale 2020) prevede, per il 2020 l’accorpamento dei due tributi IMU e TASI. Tale decreto è stato convertito dalla Legge 19 dicembre 2019, n. 157. Pertanto, dal 2020 ci sarà un solo tributo chiamato Nuova IMU. Tutti i dettagli su questa novità, potete leggerli cliccando sul seguente link: Nuova IMU 2020. La TASI esisterà solo per gli arretrati fino all’anno 2019. I Comuni, quindi, possono ancora emettere avvisi di accertamento TASI per le annualità d’imposta fino al 2019.

Chi ancora non avesse pagato la TASI per tali anni, può mettersi in regola mediante il ravvedimento operoso (se applicabile in base ai casi specifici). Il ravvedimento operoso può anche essere fatto per chi avesse versato meno TASI rispetto alla somma dovuta. Leggete il nostro articolo sul ravvedimento operoso per capire ogni aspetto di esso: ravvedimento operoso tributi comunali.

L’accertamento esecutivo sui tributi locali dal 2020

Oltre all’unificazione tra IMU e TASI, da Gennaio 2020 entrerà in vigore l’accertamento esecutivo sui tributi locali. Tale modifica apporta un significativo cambiamento alla fase della Riscossione Coattiva. Infatti, l’accertamento esecutivo rappresenta una sorta di provvedimento unificato che incorpora anche i contenuti coattivi della cartella esattoriale o dell’ingiunzione fiscale di pagamento e, di conseguenza, riduce i tempi della riscossione.

Per leggere un articolo dettagliato sull’argomento basta cliccare sul seguente link: Accertamento Esecutivo tributi locali. Nel caso in cui l’utente voglia evitare di imbattersi in tale provvedimento e ritiene di avere tributi insoluti ancora da versare, può optare per il ravvedimento operoso oppure per l’accertamento con adesione.

Altri articoli interessanti presenti su questo blog

Con questo articolo vi abbiamo dato una dettagliata analisi su quello che è la Tassa sui Servizi Indivisibili. Qui sotto vi invitiamo alla lettura di altri articoli del presente blog tributicomunali.it che sono senz’altro molto interessanti.

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